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colla maschera delle convenienze sul viso, sprigionavasi a loro insaputa una fiammella di voluttà che saliva, riscaldandola, nell’atmosfera profumata.

Lydia, guardando sè stessa nello specchio dove prima aveva guardato Rambaldi, si vide sola. Vide la sua faccina pallida e l’occhio cinto da un segno di stanchezza. Era brutta; stuonava in quell’ambiente. Non così, come una mesta Cenerentola, ella voleva entrare nel mondo. Ella, il mondo, lo sfidava.

Si tolse dallo specchio, disinvolta, con un sorriso audace che le nascondeva l’abbattimento del volto, compresa dalla prima di tutta la necessità, la necessità di esser bella.

Un gruppo di fanciulle, in piedi tra due piante d’azalee, la chiamarono. Il marchese Gherardi, quell’originale, aveva fatto portar loro dello sciampagna. Alcune lo sorseggiavano adagino, guardando con diffidenza nella coppa ambrata; qualche altra protestava di non volerlo neppure assaggiare.