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E ripensò alle donne che avevano giuocato con quelle bambole, sorridendo ancora nella dolcezza delle memorie.
La portiera, bruscamente sollevata, lasciò passare Lydia, che piombò come un razzo a metà del salotto.
— Guardami, zio.
Ella disse queste parole con aria trionfante, sicura del suo effetto; e siccome don Leopoldo, strappato alle visioni, non rispondeva subito, soggiunse:
— Guarda come sono bella!
— Sì... sei bella.
— In qual modo lo dici! Ma che pensi?
Don Leopoldo pensava che la bambola chiusa nella scatola giapponese aveva fatto bene la sua lezione; Lydia le assomigliava un poco. Tuttavia ripetè, convinto, con una galanteria da cui trapelava l’affetto:
— Sei carina, come sempre.