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fa quel che può. La conduce a trovare le suo amiche; le racconta pudicamente, e condite di frizzi archeologici, le memorie della sua gioventù; infine la intrattiene sugli articoli della Revue des Deux Mondes, alla quale egli è abbonato da trent’anni. Non manca di ingegno, forse, ma la sua condizione di cadetto povero lo ha sempre relegato nelle ultime file della famiglia; ed egli vi si tiene decoroso e calmo, come l’ultimo rappresentante di un gran nome che si spegne.

Oh! come cadono tutte, intorno a noi, le stirpi gloriose che ci hanno fatto un privilegio della nobiltà, della fierezza, della grandezza d’animo!

Non so, non posso staccarmi da questi che ora si chiamano pregiudizi, perchè io li vedo sotto un aspetto differente; non dal punto di vista della loro miseria attuale, ma come nacquero, forti e invitti. Aristocrazia, nel mio pensiero, è sinonimo d’ogni cosa elevata e pura, ed io sono fiera di appartenere ad una