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Sorrise amarissimamente.
La mattina seguente, accorrendo coll’animo pieno d’agitazione e di tristezza, Calmi trovò l’appartamento aperto, i servi piangenti, la camera di Lydia trasformata in cappella funebre, con due ceri accanto al letto, e ai piedi di questo don Leopoldo, senza lagrime, cogli occhi imbambolati.
Ella giaceva composta sui guanciali: le sue manine abbandonate sulla sponda, gli occhi chiusi, i capelli sciolti lungo il petto, tutto il volto di una pallidezza marmorea che ne accentuava il tipo delicato. Da un nastrino nero che le cingeva il collo un diamante scintillava; era ancora vestita.
La cameriera sollevò un lembo della coperta, mostrando a Calmi una chiazza di sangue al posto del cuore e, sul tavolino, il piccolo revolver, che sembrava un gioiello uscito dall’astuccio di velluto.
fine.