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— Scendiamo allora.

— Aspetti un po’.

— No, no, scendiamo.

Aperse violentemente lo sportello, trascinando l’avvocato.

Lydia non vide nulla, nè la scala, nè l’uscio. Si trovò, più morta che viva, in uno stanzino sconosciuto, quasi buio, una specie di ripostiglio. Calmi l’aveva fatta sedere, e le stava accanto, tenendole le mani, come un operatore che conta le pulsazioni del paziente.

Dal tramezzo sottilissimo, s’udiva nella camera attigua il bisbiglio di due voci. Lydia tratteneva il respiro. Erano parole staccate, che non si capivano bene; ma una voce chiara, a lei nota, disse a un tratto con accento spiccato: Patience ma cherie.

— Basta, nevvero? — mormorò Calmi, sentendo le unghie di Lydia che gli penetravano nelle carni.

Ella non rispose. Si era lanciata verso la