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starsi; le venivano dinanzi agli occhi scene passate, dettagli che prima le erano parsi insignificanti, occhiate, parole a voce bassa, segni di convenzione; l’agitazione di Théa per l’arrivo di Keptsky, i loro colloqui intimi, e quella sera in cui li aveva sorpresi accanto al pianoforte...
Vedendola così assorta, Calmi pensò che ella combatteva l’estrema battaglia, e volle venire in suo aiuto con un argomento decisivo.
— Infine — le disse — una prova chiara, inconfutabile di tutto ciò...
Ma Lydia non lo lasciò finire. In preda ad una esaltazione dolorosa tese le braccia verso Calmi, col viso stravolto, tutta palpitante e contratta a guisa di naufrago che tenta afferrare l’ultima tavola di salvezza.
— Non importa, non mi dica più nulla. Che abbia mancato alla parola, che abbia truffato, che sia fuggito come un ladro, che sia stato l’amante di Théa, tutto tutto gli perdono.