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— Bellina mia, come sei pallida! — esclamò la baronessa, accomodandole maternamente i capelli sulla fronte.

— Dimmi che mi vuoi bene, Théa, ho bisogno di sentirmelo ripetere.

— Ecco uno che te lo ripeterà meglio.

Con un gesto grazioso la baronessa indicò Keptsky, che si avanzò sorridendo verso la sua fidanzata; ed egli pure disse, cambiando subito il sorriso in un affanno ansioso:

— Siete pallida, mia Lydia.

Non ebbe bisogno di aggiungere altro. Guardandolo, Lydia dimenticò le parole di Calmi.


Ma passò la notte, venne l’indomani, le parole gravi di Calmi le tornavano alla memoria. Avesse avuto una madre, un fratello a cui affidarsi...

Ad ogni modo, volle togliersi la spina. Lo mandò a chiamare, pregandolo, per quanto stimava di più al mondo, di dirle tutto quello che sapeva a proposito di Keptsky.