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plimentavano lasciandosi dietro occhiate di ammirazione e d’invidia all’indirizzo di Keptsky, che erano per lei la più squisita soddisfazione, quasi una rivincita sul maritarsi così tardi.
Si avvicinò a Calmi, sorridendo dall’alto della sua felicità, agitando un ventaglio di velo nero su cui erano dipinti degli amorini.
— Le ho perdonato, sa; siamo generosi. Non le voglio nemmeno chiedere, per non vederla confusa, il suo giudizio personale sul mio fidanzato.
Calmi non rispose subito, ma la guardò con una serietà così piena di commiserazione che ella sentì vacillare la propria fermezza.
— Vediamo, cattivo scettico, perchè mi vuol turbare queste ore di gioia?
Sedette accanto a lui, dolce, carezzevole, coll’intenzione di persuaderlo. Era il suo più vecchio amico, dopo tutto, e quella freddezza, quel disprezzo, non potevano lasciarla indifferente.