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una sfumatura sotto gli occhi, un abito che le stava bene, lasciava lo specchio soddisfatta, e nell’espansione del contento, i suoi occhi brillavano, il sorriso si schiudeva fresco come una volta. Ma lei sola conosceva gli scoramenti della sera, quando nella sua camera la luce spietata delle candele segnava bruscamente le ombre, mettendo in rilievo le angolosità. Era un affanno pauroso ad ogni velo che cadeva, una contemplazione insistente, minuta, e nello stesso tempo sbigottita e indignata, come di avaro che trova lo scrigno vuoto.
Chi aveva appassito la sua bellezza? Non i baci, non le carezze ardenti che bruciano le carni nell’ora del delirio e sembrano lasciare il solco; non i desiderî che maturano le estasi degli amplessi, e dissolvono in un istante la vita di molti anni. Ella, vergine e pura, non si era data all’amore; il tempo l’aveva presa.
Oh! tornare indietro, tornare indietro!
Questo l’anelito supremo, il grido straziante di Lydia.