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tutto suo. Ella fremeva, gettando questo guanto di sfida all’ipocrita società, poichè l’odio che fermentava in fondo del suo amore le prestava forze da Titano.
Il disgusto della vita le faceva apparire divino l’amore che ella non aveva mai conosciuto, e che la dominava con tutta la violenza delle passioni in ritardo. Il tempo perduto la incalzava; la minaccia dei capelli bianchi le diceva: affrettati a godere. E Keptsky era ai suoi piedi, ardente, innamorato, bello come un bel sogno.
Egli aveva lasciato la Villa di sua cugina per stare in città, accanto alla fidanzata, dalla quale andava due volte al giorno. In meno di una settimana fece la conquista di don Leopoldo, per modo che il povero vecchio aspettava Keptsky con una impazienza quasi eguale a quella di Lydia. Siete un charmeur, diceva Lydia a Keptsky. Sui miei libri di bambina mi ricordo di aver visto un incan-