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— Dica che sarà un equivoco.
— Il conte Riccardo Keptsky, tenente negli usseri della Guardia, non può essere confuso con nessun altro.
— Negli usseri della Guardia? ma è lui!
Si guardarono in faccia, pallidi.
Lydia tremava come una foglia; l’avvocato sentiva tutta la responsabilità delle sue parole; ma senza uscire dalla abituale freddezza soggiunse:
— Non ritiro quello che ho detto a proposito del tenente Riccardo Keptsky, obbligato a dare le sue dimissioni di ussero della Guardia per malafede e debiti di giuoco. Resta a stabilire l’identità del suo fidanzato, ed è quello che io farò, se me lo permette in nome della vecchia amicizia.
Un tremito nervoso contraeva a Lydia gli angoli della bocca, mentre stracciava colle dita la seta del suo ventaglio.
— Calmi, se non fosse lei che mi parla, lei