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Lydia lo lasciava dire; aveva appoggiata la testina sullo scialle di flanella, e i borbottamenti del vecchio le facevano l’effetto blando di una ninna nanna. Solamente per acquietarlo, gli raccontò che non era rimasta sola sotto la pioggia, che il più bello, il più nobile, il più elegante dei cavalieri l’aveva protetta e scortata, ma abbandonandosi alla gioia di nominare Keptsky, si dilungò nei particolari, nella dolcezza di trovarsi tutta molle d’acqua sotto l’arco di una porta...

— È un piacere da lavandaia — interruppe don Leopoldo, a cui un barlume dello spirito antico fece schiudere le labbra sorridenti sulla dentiera.

Quante principesse vorrebbero essere lavandaie! pensò Lydia.

— Il romanzo nuovo è di Feuillet — continuò don Leopoldo, tornando alla seconda idea — si chiama La Morte.

Lydia non ascoltava. Aveva davanti agli