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— A rivederci. Presto.
La carrozza si era già mossa, Keptsky le sorrise, da lungi.
Il ritorno fu tutto un sogno. Lydia si trovò a casa, cambiata, asciugata, rivestita, coi piedi entro due pianelline di raso éliotrope e seduta accanto allo zio, senza poter dire a sè stessa come tutto ciò fosse avvenuto.
Don Leopoldo teneva la Revue des deux mondes aperta sui ginocchi, avendo tra i ginocchi e la Revue, uno sciallo di flanella a scacchi bianchi e neri. La sua povera mente affievolita era divisa fra due pensieri: il temporale che aveva côlto sua nipote e il nuovo romanzo incominciato; al punto che quando Lydia entrò, egli le disse per prima cosa:
— È incominciato il nuovo romanzo.
Poi si pose a rimproverarla dolcemente per le sue scappate, accumulando la pioggia, i suoi reumi, il riserbo di una fanciulla e i parafulmini che non fanno sempre l’ufficio loro.