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brava di avere sbagliato tutto, di aver visto ogni cosa alla rovescia. Una riflessione la rese triste; si ricordò una sera nella quale Calmi era alle prese con un sigaro nuovo, che non si poteva fumare; ella gli disse: provi dall’altra parte; egli rispose: per i sigari, come per gli uomini, non vi sono nè due strade nè due destini; quando non vanno, bisogna far così. E aveva gettato il sigaro dalla finestra.
Ma questa vampata pessimista durò poco. Ella stringeva la felicità, e non voleva lasciarla per delle teorie.
Aspettava notizie dalla Villa; sperava che Théa insistesse per farvela tornare. Tutta una settimana passò nondimeno, e le notizie non vennero. Allora incominciò ad essere nervosa.
Si era in agosto, la città spopolata, il caldo insopportabile, e tutte queste noie ella incolpava alla mancanza di Keptsky. Pensava a lui di giorno, di notte, sempre. Chiudeva gli