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Nelle Mille ed una notte, uno de’ miei libri favoriti, ciò che mi colpiva di più non erano i vasi fatali da cui sorgeva il Genio, le lampade meravigliose, le isole incantate; no, io sognavo le pallide sultane dai lunghi capelli intrecciati di perle. La bella Schemselnihar, così ardentemente amata, io la vedevo passeggiare nei suoi giardini aperti al solo califfo; quei giardini dove la ghiaia era di pietre preziose, le fontane d’acque odoranti, i padiglioni di raso; dove le schiave giravano mute e silenziose proteggendo quel grande amore di un re. E Badura, la principessa dai larghi occhi di gazzella? E l’appassionata Tormenta? Tutte, tutte io le amavo quelle donne, schiave, regine o fate.

Errando poi solo nelle foreste, speravo sempre che mi apparisse il dolce volto de’ miei sogni. Non a caso dico volto, sapete? perchè le mie donne consistevano in due occhi raggianti, una bocca amorosa e una lunghissima chioma.