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— No, vedi bene, lo devo abbandonare ora che ha bisogno di conforti?

Queste parole produssero in Lydia uno strano contrasto di gioia e di dispetto. Avrebbe voluto sapere di più; ma Théa non aggiungeva altro, muta e immobile, allungata sul divano, dove la sua vestaglia biancheggiava nel crepuscolo.

Il silenzio venne a mettersi fra le due amiche, il grave silenzio di quell’ora; e col silenzio, con l’oscurità, ognuna si sprofondò nei propri pensieri, isolandosi, dimenticando, volando colla fantasia nella dolce ebbrezza del sognare ad occhi aperti.

Davanti alla figura di Théa, lunga, supina, messa in rilievo dal candore dell’abito, Lydia scompariva, raggomitolata in una profonda poltrona, le braccia strette alla vita.

Nell’ampiezza del salotto, il respiro delle due donne non si avvertiva. Dalle finestre aperte entrava un odor di fiori, una frescura