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Sant’Anna, la protettrice di noi donne. Dicendo così, quella si serrava tra le braccia un figliuoletto, con una espressione di giubilo intenso, con un sentimento di riconoscenza mite e profondo.

Il canto saliva, intonato, tra i nuvoli d’incenso. Una voce fresca di fanciulla passò su tutte le altre con un acuto prolungato: Stella mattutina, e quelle due parole che parevano di romanza, di canzone d’amore, salirono più alte, librandosi come colombe, ricadendo morbide e dolci su tutte quelle teste piegate.

Le fiammelle dell’altare ondeggiavano, velate dai vapori dell’incenso; al di sopra del tabernacolo, un piccolo quadro rappresentante Sant’Anna, sembrava sorridere alla schiera devota, ammonendo e consigliando, mentre il mazzo di fiori un po’ stridulo nella pompa delle dalie e dei garofani rossi, portava una nota baldanzosa sulla penombra dell’altare. Dalla porta spalancata si intravedeva la fuga