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pensando al nuovo colore imposto dalla moda, che non poteva in verun modo armonizzare col suo genere di bellezza. Errando collo sguardo sulle pratelline, sulle dolcissime pervinche, ella aveva ancora nella retina dell’occhio le figure procaci della Vie Parisienne, il giornale prediletto di Thèa, ma questo dualismo bizzarro, solleticando, più che urtando, i suoi nervi, le accresceva il piacere.

Non pensava, pensare è una fatica. Assisteva semplicemente come spettatrice allo sfilare caleidoscopico delle impressioni. “Bella quella siepe! Ne cherche pas quels doigts ont effeuillé l’érable. Che cos’è érable? Pioppo? Non mi pare. Ni quels pieds ont laissé leurs traces sur le sable. Sable, érable, forse érable è biancospino; no, biancospino è aubépine. Indovinala grillo! Ogni albero ha un nome come i personaggi dei romanzi, che poi si confondono... Oddo, Max, Ralph... Mi piace Ralph; dovrebbe essere biondo nei baffi, coi capelli bruni e gli