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zione con una specie di trasporto, cogli occhi che le scintillavano.

— Ma è veramente così bello? — si arrischiò a domandare Lydia.

— Più bello ancora — rispose Thèa. Con un movimento brusco portò la mano al petto, come se volesse aprire l’abito, ma si fermò.

— Più bello ancora! — ripetè, scandendo le sillabe.

Lydia posò la fotografia a malincuore, e quelle che restavano guardò distratta e svogliata. Prima di lasciare il divano, tornò a prendere il ritratto di Keptsky e gli diede un’ultima occhiata.

Intanto la baronessa, seguendo lo sguardo di Lydia, mormorava colla sua voce languida che sembrava uno spegnitoio gettato sopra una fiamma:

— È tenente negli ussari della guardia.