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gersi che la sua amica le rispondeva con un accento secco.

— Sua madre era viennese. Egli è figlio di un russo.


Passarono alcuni giorni.

Nel salotto della contessa Colombo, la vecchia signora, aggrinzata come un papiro, secca e nera, con nastri rossi sull’abito, giocava una partita di poker insieme a’ suoi fidi e gridava agitandosi sulla sedia; sempre ardente, sempre febbrile, mandando lampi dal fondo delle occhiaie vizze.

Lydia e Thèa in un cantuccio, sedute sopra un divano, facevano passare delle fotografie viennesi, commentandole, ricamandovi sopra l’aneddotino.

— A me piacciono le donne — disse Lydia mettendo da parte quattro o cinque colonnelli, un ministro e buon numero di baroni — il sesso forte, non avendo per appannaggio di