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mezzo nascoste tra i cortinaggi, sull’uscio della sala d’aspetto. Erano Costanza Jeronima, figlia della marchesa Arimonti, e la sua intima amica, miss Eva Seymour.
Eva, la bellissima, vestita di bianco, teneva il capo appoggiato alla parete, come per languore, per un molle abbandono che accresceva il fascino della persona scultoria; Costanza, un po’ fredda, nella regolarità del volto aristocratico, nel severo abito grigio, le stava al fianco, preoccupata a guisa di persona che non si trova nel suo ambiente.
— Thea è felice oggi.
— Lo credi?
La giovinetta seria girò attorno lo sguardo, abbracciando con una sola occhiata le piume ondeggianti, lo scintillío delle gemme, i sorrisi misteriosi, i sospiri, i susurri, le parole frenate.
— Per te — disse Eva colla sua voce vellutata — la felicità non deve esser facile.