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di una morbidezza di raso, sul quale Lydia scorse, e guardò con insistenza, due o tre piccole punteggiature rosse, come di pressione recente.
— Ti disturbo?
Lydia soggiunse anche questo, sentendo di dire una sciocchezza, ma incapace di frenarla; le pareva che un filtro acuto le salisse al cervello, dandole dei leggeri fumi d’ebbrezza.
Eva, sorridendo, impacciata, si toccava colle mani le trine dell’abito, abbottonandolo al collo, avanzando un posapiedi, cercando coll’occhio inquieto intorno a sè; come persona destata improvvisamente da un sogno.
Mario Avella, serio, si ritirò dopo d’avere salutato Lydia e baciata la mano a sua moglie; ma Lydia non si fermò più di cinque minuti. Le scottava la terra sotto ai piedi.
— Addio, addio, ho fretta.
Intanto che si accomiatava vide, sul divano, una forcina di tartaruga, di quelle che