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elegante, tutto a fiocchi azzurri, imbottito di raso; vi pose un ditalino d’oro, grande come una capsula; un astuccio d’avorio con aghi inglesi, suggellati nelle loro cartine; un paio di forbici cesellate, intarsiate, a trafori, inservibili; quattro matassine di seta lilla, dei confetti e delle sigarette.

— Nei giorni piovosi — pensò Lydia ordinando seriamente questi oggetti dentro il panierino — lavorerò.

Le fotografie di attrici celebri, di bellezze alla moda, facevano capolino fra le pieghe della tappezzeria, e un enorme ventaglio giapponese, sospeso a mezz’aria come un uccellaccio, terminava di mobiliare il cantuccio preferito; eppure, dopo alcuni giorni, Lydia vi fece stare ancora un tavolino di peluche color muschio e una esile palma che dovette schiacciare contro i vetri, per non sentirsela nella nuca, quando si sdraiava sulla poltroncina.