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mente. Sembrava che Angelus le avesse aperto uno spiraglio nuovo, per cui vedeva l’infinita vastità de’ cieli in cui spazia il poeta. Sentì correre nelle celle dell’immaginazione una fiamma che la scosse tutta, chiese a sé stessa se, per caso, non avesse trovata la consolazione della sua vita, e volle affermare queste sensazioni, tentando la via alata del pensiero. Ma ai primi scontri le cadde la mano, perchè vedere, non è rendere; sentire, non è persuadere.

Sotto l’impressione di un’arte potente, il suo cuore aveva avuto palpiti e gemiti che potevano illuderla di essere artista, se all’arte bastasse il cuore che ama e che geme; ma essa vuole il cuore che ama, che geme e che crea. Lydia si trovò come il fanciullo che un’aquila aveva trasportato in alto. Per un istante dominò il mondo; solamente quando fu in terra si accorse che non era volata colle proprie ali.

Pure, siccome tutto era maturo in lei, l’ingegno al pari dei sensi, cercava senza posa.