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delle donnine galanti, a guisa di donna pratica della vita, che sa tutto.

Essi, naturalmente, prendevano coraggio, e capitava qualche volta a Lydia di trovarsi imbarazzata; ma tutto ciò almeno la punzecchiava un poco nella sua grande apatia, nella sua stanchezza d’ogni cosa.

Era diventata maestra in ogni arte della civetteria femminile. Quando saliva in carrozza aveva un vezzo biricchino insieme e pudico, di raccogliere le gonne in un punto solo, sollevandole rapidamente sopra l’arco del piedino, nella apparizione spumosa, inafferrabile, di una nube di trine: una specie di apoteosi che faceva fermare gli uomini nel mezzo della strada. Talvolta era questa l’unica soddisfazione della sua giornata.

Usciva sola, emancipandosi; spesso in vettura, ma anche a piedi, di buon mattino, seguita da un grosso cane danese che faceva voltare indietro i passanti. Questo cane fu,