Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 9 — |
il mazzolino di fiori d’arancio, e corse a rifugiarsi presso la madre.
— Che c’è? — fece la contessa, rizzandosi sulla vita, guardando co’ suoi occhi ardenti cinti di rughe.
— Due mostri. Lui è gobbo, lei avrà quarantanni, e puzzano.
Gli occhi ardenti ebbero un lampo; le narici, dilatate, si agitarono; tutto il volto della contessa prese un’espressione violenta; le guancie, gialle e flosce, incorniciate nel cappello color rubino, arrossirono lievemente. Ma non parlò.
I parenti, gli uomini in piedi, le signore appena appoggiate sulle sedie burocratiche, ciarlavano a bassa voce, impazienti per l’attesa.
— Vi dovrebbero essere due sale per i matrimoni! — esclamò enfaticamente una duchessa discendente dai crociati.
Il conte Colombo, inchinandosi, col suo sorriso fine e furbo, rispose: