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ciare gli alberi nella piena fioritura. Lydia pure sparse qualche lagrima, ma arida, bruciante. Era di notte, svegliandosi, che provava questa voglia di piangere; sognando, le sembrava che le avessero portato via un gran bene, che l’avessero spogliata e lasciata nuda nel mezzo della strada. Pensando a Mario Avella sentiva una puntura nel cuore. Non era invidia, non era gelosia, non era nè amore per Avella nè odio per Eva; era la comprensione dolorosa che la vita fuggiva per lei senza recarle nessuna gioia; era l’istinto naturale che spinge tutti gli uccelli di una voliera a correre, col beccuccio aperto, quando si imbecca uno di essi.

— Senti, Eva — disse un giorno con amarezza — non sei stata sincera con me, non mi hai detto che amavi. Perchè?

— Si vede che non hai mai amato — rispose sorridendo miss Seymour.

Lydia, arrossì; ma un momento dopo tornava