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la sua reputazione con parole che erano lame di pugnale. Calmi, a cui bruciava ancora la scena del balcone, non la difendeva certo. Nei crocchi delle signore la si pungeva delicatamente, con sottintesi che erano punte di spillo avvelenate.

Qualcuno disse di aver veduto le sue camicie da notte, ricamate in nero, con un nastrino nero infilato nei trafori. Un altro, per non stare indietro, affermò che Lydia aveva ordinato delle giarrettiere di velluto con un teschio d’argento al posto della fibbia.

Allora il presente non bastò più; si ripescarono le vecchie storie; si disse che ai bagni Lydia andava, nuda, in un canotto insieme a due o tre giovinotti, e dopo avere spacciato queste novelle le ridevano quasi in faccia, se l’incontravano, di ritorno dal cimitero, tutta chiusa nel velo di lutto.

Due amiche non l’abbandonarono, Eva e Costanza. Costanza le scriveva lunghe lettere,