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piccola messa in scena, pur vera e reale anch’essa, intimamente legata al suo modo di sentire, questa irritava il mondo.

Non le perdonavano di aver messo a lutto il salotto, con dei veli neri distesi sui lampadari e dei mazzi di fiori sotto il ritratto della madre defunta. Non le perdonavano la sua posa di andare al cimitero tutti i giorni, dalle cinque alle sei, in carrozza chiusa, coi cavalli neri, i paramenti neri, il cocchiere vestito di nero, ed ella stessa chiusa da capo a piedi in un lungo velo funebre, sotto il quale traluceva appena l’oro, l’argento e il rame dei suoi capelli. Non le perdonavano di spargere lagrime autentiche dentro i fazzolettini trinati col profumo di Ixora, che aveva sostituito la peau d’Espagne.

Era lei, era Lydia. Piangeva nello stesso modo che rideva, con sforzo, con apparato, preoccupatissima dell’effetto — ma non glielo perdonavano. Al club, tra uomini, si dilaniava