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si vendicava. Accoglieva ognuno colla sua cordialità borghese, un po’ rumorosa, ma accaparrante. Non era mai riescita a farsi una nicchia in quella società; dava le sue battaglie di volta in volta, e le vinceva, accontentandosi di poco. Negli ultimi anni s’era abbandonata al demonio del giuoco; questa passione, chiudendo la serie delle passioni volgari di cui era stata preda, la dominava con veemenza.
Ella portava al tavolino del baccarat e del wist i medesimi ardori che avevano disseccata la sua bellezza di un giorno; e un certo non so che di insoddisfatto, di bruciante, che le fiammeggiava ancora nella pupilla, sembrava satollarsi in quel volgere o rivolgere le carte, nell’ansia del successo, giocando la partita sovra un punto, come già aveva giuocato la vita.
— E il matrimonio religioso quando si fa?