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La notte era di una dolcezza incantevole, piena di effluvii e di susurri, con delle trasparenze violacee, madreperlate.

— So — disse Lydia mettendo fuori una vocina malinconica, strana in lei — che si parla molto male di me. (Aspettò per un momento una protesta che non venne). Si dice che sono vana, leggera, eccentrica, civetta... e chi sa ancora che cosa.

— Calunnie, naturalmente....

— No, non sono calunnie! — proruppe con impeto.

— E allora?

— Allora....

Capì di essersi cacciata in un ginepraio, e aspettava invano una parola d’aiuto. L’avvocato la guardava coi suoi occhi chiari e freddi, voltando civilmente la testa ogniqualvolta sbuffava le nuvolette del manilla.

— Crodevo — esclamò Lydia improvvisamente — ch’ella mi avesse compresa!