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Si era fermata, torcendosi le mani, come per disperazione, con un pallore sulle guancie che tradiva una profonda sofferenza.

— Ma vedi! — esclamò Lydia colpita — vedi dove ti conducono i tuoi sentimenti? Tu soffri, e di che male soffri? Non sei tu pazza peggio di me? Perchè non trovi la felicità nel tuo nobile ideale? Dimmi, che cosa ti manca?

Le si era aggrappata alle braccia, esaltandosi nelle sue stesse parole, aspirando come un cavallo in guerra l’odore di quel male ignoto, avida e crudele.

— Vedi, vedi — continuava scuotendola — io non potrei fare come te; morirei. Ecco perchè rido.

Costanza la lasciava dire, rigida, avvezza a frenarsi; ma il sollevamento del suo petto tradiva l’emozione. Quell’abbandono selvaggio le faceva male. Ella soffriva sempre dei difetti del prossimo, delle colpe, degli istinti