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dei muri e fra le pieghe delle stoffe, una grandiosità serena e sicura, tutto il passato degli Arimonti che si imponeva.
Istintivamente Lydia frenò il tintinnio de’ braccialetti che le cerchiavano i polsi, e guardò la sua amica. Mai Costanza le parve così a posto come in quell’ambiente solenne, benchè osservasse che le sue guancie si erano leggermente affilate e fatto più profondo l’incavo degli occhi.
— E sono cinque mesi che ti trovi qui?
Costanza sorrise.
— Che vita fai?
— Sto molto con mia madre, alla quale faccio delle lunghe letture; passeggio nel parco; lavoro un po’ colle mie cognate. Alla sera i miei fratelli giuocano a scacchi, noi si fa musica fino alle dieci, e poi la giornata è finita.
— Non esci mai? — chiese Lydia trattenendo un sospiro.
— Tutte le mattine vado a visitare i miei