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la vanità vi soffi dentro o la speranza di guadagno, subito afferra per vocazione ciò che è niente altro che suggestione.
Badate che io non nego la possibilità nella donna di una vera vocazione. Dico appena che nelle attuali condizioni della nostra esistenza troppe cause premono intorno a quella che deve essere la causa unica e sopratutto preme il movimento femminista con finalità che, nulla avendo a vedere coll’arte, imbrogliano la questione di mille aggrovigliatissimi fili.
È desso che scaglia sul mercato tante donne scrittrici, le quali, tra il sezionare cadaveri o disegnare ponti, o misurar terreni o escogitare macchine o stillar pandette trovano che scrivere dei romanzi è più dilettevole.
Ed è per questo che la bella fanciulla di cui ho parlato, ondeggiando fra i nuovi ideali, mi domandava ingenuamente se dovesse fare la medichessa o la scrittrice, tanto era persuasa che i due termini si equivalgono.
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