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con carezze, mi parve di vedere l’animo suo ad aprirsi. Non mi fu possibile parlargli a lungo mai; ma sentendo in me un’amica mi guardava con lunghi sguardi riconoscenti e rispondeva con un bacio innocente alle mie carezze. Vedendolo seminudo gli regalai qualche oggetto di vestiario, ma non potè metterli perchè sua madre li adattò al piccino, suo unico amore. Era venuto dalla campagna florido, bello; l’Ospizio lo aveva affidato a una buona contadina che se lo teneva come un figlio e che pianse a calde lagrime quando dovette cederlo ai legittimi genitori. In poco tempo divenne pallido, giallo, colle guancie gonfie e l’occhio spento. La contadina, non potendo darsi pace, venne colla speranza di riprenderlo e se ne partì angosciata gridando: Povero Egidio come me lo hanno ridòtto!

Parlai allora con persone pie insistendo sulla necessità di togliere il fanciullo a quelle torture e mi risposero che non si poteva, che i genitori sono arbitri dei figli e che