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86 in qual modo pinotto divenne uomo libero


come una fanciulla (una fanciulla dei tempi andati), era rimasto ad ascoltarlo a bocca aperta. Gli promisi che lo avrei tastato io così alla lontana per cercare di farmi un’idea precisa di quella diavoleria che era entrata in corpo a Pinotto.

Giusto appunto essendo capitato un giorno dal droghiere a comperarmi delle caramelle di pomo per la tosse, trovai Pinotto in un gruppetto di quattro o cinque scamiciati riuniti intorno ad un tavolino dove si beveva non so che liquore brindando alla morte di tutti i padroni. Pinotto era anche lui col suo bravo bicchierino alzato e non lo depose affatto vedendomi, ma rosso d’ira mi gettò un’occhiata torva senza salutarmi.

— Ebbene, Pinotto, — gli dissi avendolo aspettato sul canto della via, — da quando in qua sei diventato un rivoluzionario?

— Da quando apersi gli occhi, — rispose il pover’uomo con una cert’aria tracotante che nelle sue intenzioni doveva rappresentare il coraggio. — Il mondo ha finito di essere ignorante; ora anche quelli che non hanno studiato la sanno lunga e non si lasciano più infinocchiare.

— Ma chi ha infinocchiato te, povero Pinotto?