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in qual modo pinotto divenne uomo libero 83


sione letterato, aveva ottimo stomaco e non era punto fegatoso. Non soffriva nè di dispepsia nè d’invidia e sapeva sorridere persino nel momento tragico in cui due direttori di giornali gli scaraventavano addosso contemporaneamente questi due quesiti: «Credete voi all’immortalità dell’anima?» — «Quale è la vostra opinione sui cappelli delle signore a teatro?» Evidentemente non si trova in tutta la repubblica letteraria un carattere migliore di quello di Giacomo Gondi. Pinotto era il primo a riconoscerlo.

Quanto a Giacomo Gondi, inveterato ottimista, si era a poco a poco persuaso di avere risolto in piccolo uno dei più gravi problemi che tormentano l’umanità. Egli pensava: io ho bisogno di Pinotto e Pinotto ha bisogno di me; egli mi serve con amore ed io lo tratto con amore; i nostri interessi sono così vicini che ne formano uno solo. Quello di noi due che sopravviverà all’altro gli chiuderà gli occhi in pace e il morto potrà essere sicuro che almeno una lagrima sincera sarà caduta sulla sua fossa. Pensando tali cose Giacomo Gondi si commoveva davvero.

Ma, non so se qualcuno se ne sia accorto, da qualche tempo Pinotto era cambiato. Quando apriva l’uscio agli amici del suo padrone