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74 | il convegno dei sette peccati |
culla e li posso dominare fino alla più tarda età. È ben vero che da qualche tempo quella pettegola di Igiene non fa altro che mettermi dei bastoni nelle ruote, ma io me ne rido, oh! se rido!...
La vecchia Avarizia movendo verso il trono a brevi passi sospettosi prese a sua volta la parola:
— Ecco, io non aspiro all’alto onore di essere nominata regina dei peccati, molto più che vi sarebbero certamente delle spese di rappresentanza e sono così povera così povera che vi farei sfigurare tutte. Però se quella che sarà assunta al potere vorrà gratificarmi di una modesta pensione, avuto riguardo alla mia età ed alle mie disgrazie, non credo di esserne immeritevole. Quanto bene io impedisco nel mondo! Senza strepito e senza scandali lascio marcire nella miseria innumerevoli persone, intralcio opere, faccio abortire progetti grandiosi, disprezzo l’arte e la poesia che soffocate dal soffio gelido della mia mano si raggrinzano e cadono al pari di frutti bacati. Ben sta a sorella Lussuria il paragone della lonza. Io sono il tarlo. Ciascuno fa quello che può.
— E tu Accidia non dici nulla? — chiese la sedente in trono.