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44 due mondi


un paio di pantaloni attillatissimi e scarpe gialle; l’orlo di un fazzoletto di finta batista usciva dal taschino del petto, una catena d’oro si sprofondava in quello del panciotto; aveva un paio di baffi ingommati e tirati su fin sotto gli occhi; un brillante scintillava al suo mignolo.

— Chi cerca? — domandò colei che aveva aperto la porta.

— La signora Monica Deviti?...

A un cenno affermativo l’elegante sconosciuto fece un passo avanti scoprendo una leggiadra donnina il cui volto sprofondava quasi tutto sotto l’ala prepotente di un cappello intorno al quale attorcigliavasi una lunga piuma grigiastra, ma il cui corpo provocante si mostrava invece con ostentazione sotto la morbidezza complice di un drappo sottile color turchese.

— A chi ho il bene di parlare? — articolò, confusa, la voce tremula della nonagenaria.

— La signora Monica Deviti?

— Monica Deviti sono io; signora no, — rispose col suo sorriso ingenuo, accennando ai forestieri che entrassero.

Ci volle un po’ di fatica da ambe le parti per riconoscersi. Lo stupore e il disinganno furono reciproci. Ma quando il signore elegante