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viaggio di istruzione 27


ferenza celebre e l’aveva amata per la sua bellezza fatta di intelligenza, per la sua eleganza composta nei filtri più misteriosi della grazia e della sovranità. Era lei che voleva commuovere, perchè alle perle che cingevano il suo collo leggiadro egli, Filarete, aveva sognato di aggiungere la perla viva di una lagrima strappata ai bellissimi occhi.

— Addio mamma, vado. Non ne posso più.

Così il giovane autore si accomiatò dalla sua famiglia in un mattino di dicembre lasciandosi dietro quella fredda casa, quel freddo borgo che gli gelavano il cuore e corse alla voragine ardente della grande città.

Bisogna vedere, bisogna muoversi, bisogna imparare — pensava Filarete facendosi strada in mezzo alla folla della capitale e porgendo un orecchio attento ai discorsi che udiva colla vaga speranza di afferrare idee nuove, magari qualche rivelazione. Le donne soprattutto lo interessavano nel loro numero stragrande, nella varietà delle loro acconciature, nella scioltezza delle movenze che era l’indice di una raffinatezza ignota alle donne del suo paese; ma fu poco fortunato perchè a farlo apposta tutte quelle che seguì per raccoglierne la voce e le idee non parlarono mai d’altro che di nastri e di stoffe.