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piccole virtù a spasso | 289 |
insieme, agitando nell’aria le sciarpe variopinte con accompagnamento di gesti, di grida, di rincorse, di giravolte e di qualche amichevole pugno nella schiena delle compagne. Non vi è nessuno a Milano che non le abbia viste, raccolte tutte le domeniche, chi sa perchè, sotto alla statua equestre del primo Re d’Italia queste ragazze venute quasi tutte dall’Emilia o dagli antichi ducati a cercare servizio in città.
Sentendo forse nell’aria benchè lontanetta ancora la primavera, le ragazze erano nella domenica che io dico più turbolente del solito. Non mancavano fra di esse le nuove arrivate tuttavia un po’ timide nelle loro goffe sottane alla moda del paese; qualcuna scesa dalle capanne dell’Appennino odorava franco di quel selvatico che si appiccica a coloro che vivono nelle stalle fra le capre e i buoi; qualche altra invece già raffinata faceva pompa dell’acqua di chinina a poco prezzo che si era versata sui capelli. «Fiuta come sa di buono». Ma le capoccie erano quelle che si trovavano già a Milano da un anno o due.
Scarpe gialle, calze nere, camicetta chiara, pettinatura a rigonfi, vita serrata, petto sporgente, esse passeggiavano in su e in giù con un certo ritegno di persona superiore, oppure