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284 | zio napo |
giore, — si potranno ritirare laggiù queste memorie di nostro padre.
— A meno — soggiunse subito il secondo — che non sia trasformata in un opificio.
— È quello che si vedrà.
— Si vedrà.
L’aspettativa, per altro, tirava in lungo. Nessuno ne parlava, ma era in ognuno un’ansia segreta, quasi un’impazienza. Non si desiderava la morte del vecchio, ma sembrava naturale che dovesse morire. Quando compì gli ottant’anni tutti pensarono:
— Poco lo avremo ancora fra noi.
E i figli ripresero a far calcoli, non per augurargli la morte, no, ma infine era inevitabile. Quanto avrebbe lasciato? Centocinquanta? Duecentomila lire? Benedetto uomo che non gli si poteva cavare una parola dei suoi affari! Non sarà almeno tanto pazzo da nominare erede la moglie?
A ottantaquattro anni si ammalò di bronchite.
— Ci siamo! — fu l’opinione generale.
La malattia, infatti, la prima sua malattia, si presentava con sintomi gravi, specialmente in vista dell’età. Quando mai una persona di ottantaquattro anni si salva dalla bronchite? A buon conto la moglie di Napo, che si era