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zio napo 283


— Di che?

— Eh! del bambino che ha fatto battezzare stamane.

— Io?!...

Fuggì a gambe levate. Il bambino era di suo padre, anzi due: due gemelli.

— Troppo! — aveva esclamato Napo in quella occasione, — un’altra volta bisognerà avere più giudizio.

I gemelli non camparono, ma nel 1891 il patriarca aveva ancora quattro figli, undici nipoti, tre pronipoti e una quantità di bimbi di famiglie affini che tutti lo chiamavano zio Napo. Era un bel vecchio rubizzo che portava con fierezza la sua cicatrice sulla faccia.

— Vedete? — diceva egli ai piccini, — questa sciabolata l’ho avuta da un soldato borbonico.

E i piccini sbarravano gli occhi senza capire che mai volesse significare soldato borbonico.

Quelle cose erano ormai tanto lontane!

Anche la lettera di Garibaldi, gelosamente conservata a capo letto, non faceva nessuna impressione sulla generazione ultima. Uno dei nipotini osservò che era scritta male.

— Quando faremo riedificare la vecchia casa di Baggio, — scappò a dire il figlio mag-