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zio napo | 281 |
— Cosa volete farci? — diceva Napoleone, — un momento o l’altro bisogna pur morire.
Fu in quel torno che il secondo figliuolo, il commerciante, visto che l’eredità paterna tardava a giungere, prese la risoluzione di ammogliarsi rimettendo a più tardi l’impianto dell’industria a Baggio. Ma la sorpresa delle sorprese fu quando nel partecipare la notizia a suo padre lo vide sorridere del suo sorriso furbesco, fregarsi le mani e rispondere:
— Benone; ci sposeremo nello stesso giorno.
Come? Che aveva detto? Lo stesso giorno di chi? di che cosa? Delirava il padre o delirava lui stesso?
— Ecco, — spiegò Napoleone, — dalla morte della tua povera mamma io non ho avuto più pace; figurati con quegli altri morti che seguirono! La casa è diventata triste e vuota; nessuno ride più; non ho nemmeno con chi parlare poichè voialtri siete fuori tutto il giorno; quando mi corico la sera in quel lettone abbandonato sento come un pugno, qui, nello stomaco e alla mattina svegliandomi non avere più quella cara donna che mi porgeva il caffè colle sue proprie mani....No, è troppo, non ci resisto. Bisogna farla finita.
— E allora?...
— Allora prendo moglie anch’io.