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262 come ebbe filarete il suo giorno di celebrità


vano scritto gli altri riconosceva subito che avrebbe potuto scriverlo anche lui, che non vi era assolutamente nulla di straordinario, poichè egli stesso aveva tante volte pensato ad argomenti consimili e se non li aveva svolti era solo perchè non si sarebbe mai immaginato che potessero ottenere sì pieno trionfo.

— Bisogna vivere col popolo, — concluse Filarete; — l’osservazione verista è quella che conduce direttamente al cuore dei lettori. Grasso sul teatro, Gorki nelle novelle.... forza ci vuole, coraggio e forza.

Temprato così Filarete scese nell’agone con un fascio di letteratura sanguinaria che la stampa delicata respinse per sè stessa e quell’altra non volle incaricarsene perchè il nome dell’autore non serviva da portabandiera a nessun partito.

— Sono troppo onesto, — pensò egli questa volta; — anche in letteratura è la camorra che trionfa: «Odi profanum vulgus et arceo».

Fu quello il tempo in cui si chiuse nella sua torre d’avorio. Maeterlink, Nietzsche, Ibsen, tutta la nebbia nordica passò attraverso il suo cervello. Ne rimase intontito e stanco per parecchi mesi. Gli accadeva allora di portare molte volte la mano alla fronte chiedendosi se non fosse per caso minacciato di