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238 vecchio walzer


nel suo passato più lontano, pur conservando coscienza di essere stata vecchia, quanto dire con una intensità di godimento quale non può essere data che dal sogno.

Si vedeva in una grande sala da ballo circondata da specchi che riflettevano il suo volto di quindici anni. Impressione inaudita! il suo volto di quindici anni, fresco, ridente, il volto di Stefania prima che diventasse la marchesa Accoramboni. La gioia di ritrovarsi così giovane le faceva balzare il cuore, la riempiva di un’estasi cui nessun’altra era paragonabile. Sorrideva a sè stessa nelle ampie specchiere dove si profilavano, come allora, altri volti di fanciulle, e, come allora, il suo era il più bello di tutti.

Sulle... sulle labbra....

La materialità del suono non giungeva alle sue orecchie, ma ella sentiva il waltzer di Arditi e insieme un formicolio di sangue nelle vene, una voglia pazza di ballare. Non fu Vendramin che venne a richiederla di un giro, no. Fu un giovinetto del quale non riusciva bene a distinguere la fisionomia. Un nuovo? Un dimenticato?... Si presero per la mano, egli le cinse la vita con un braccio e subito una grande dolcezza la invase. Passan-