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vecchio walzer | 237 |
Un po’ di tosse venne bruscamente a strapparla al fascino. Guardò la pendola: mancava un quarto alle tre.
— Coraggio! — disse a sè stessa; e si alzò.
Venti minuti buoni passarono ancora prima che la marchesa potesse sollevare la coperta di pizzo del suo letto. Ella era entrata nello spogliatoio dove una fila discreta di oggettini misteriosi e di vasetti variopinti faceva bella mostra sul piano levigato della teletta.
Quando ne uscì, imbevuta di indistinti profumi, cinta di candida batista e toccò finalmente le coltri, si sovvenne di ingoiare una pillola che era il suo abituale viatico per la notte. Un po’ umiliata da tante manovre dovute eseguire per la propria conservazione la marchesa diede un gran sospiro e spense la fiammella elettrica.
Dobbiamo noi ringraziare o maledire quella arcana potenza che raddoppia la nostra vita creando per noi soli innumeri mondi, talora pieni di orrore, tal altra attraversati da celestiali visioni? La marchesa stendendo nel letto le vecchie membra parve disfarsi di esse e librando a volo l’immaginazione nutrita dalle rimembranze della sera ripiombò tutta