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236 | vecchio walzer |
— E messo in esecuzione un poco...
— Oh! che dice mai! Questo poi no.
— Un poco appena.... per mio conto.... col desiderio. «Sulle.... sulle labbra.... se poteeessi....» Sono le parole del walzer.
Accennando a bassa voce il motivo gli occhi del vecchietto brillavano.
— Vendramin, siamo seri.
Così aveva detto la marchesa agitando nobilmente con moto lento il suo ventaglio di piume nere. E Vendramin smorzava sotto un inchino rispettoso lo sfavillare delle pupille.
Ma tant’è, la stura era data allo spumeggiante vino dei vent’anni e la marchesa se lo sentiva correre nelle vene come un’onda di sangue rinnovato. Era quello il segreto dei suoi sguardi più luminosi, delle sue guance più rosee, del suo collo più eretto mentre si sottraeva con dotta modestia ai complimenti che fiorivano sul suo passo. L’aveva seguita, il dolce segreto, nel rifugio della camera sacra all’intimità, la urgeva nell’ora della stanchezza contendendo le sue forze al sonno. Con un braccio arrotondato sulla spalliera del divano, sciolto l’altro mollemente nel grembo, la marchesa non sapeva staccarsi dai leggiadri fantasmi del suo passato. Al pari di Faust il suo cuore implorava: Arrèstati ora felice!