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il colore severo; la sua conversazione amabile, anche gaia, ma di una gaiezza contenuta dove passava come un velo gettato sopra una nudità procace il soffio ineffabile di una dolce malinconia; malinconia nobile, rassegnata, che non la rendeva punto infelice, che solo toglieva al piacere di vivere una parte di volgarità.

Staccata da lungo tempo dai pensieri amorosi le accadeva qualche volta di provare una bizzarra sensazione, ed era quando percorrendo rapida le vie colla snella persona affondata nelle pelliccie invernali che la nascondevano per metà, sentiva posarsi su di lei uno di quegli sguardi di uccello da preda che gli uomini sogliono lanciare alle donne giovani. La marchesa allora affrettava il passo, fuggendo con una specie di pudore a ritroso da ciò che le sembrava una complicità di inganno.

Ma quella sera, quella sera ella aveva avuto il migliore de’ suoi trionfi, bella nonnina ammirata, invidiata.

Ora, seduta sul divano giallo in mezzo alle due finestre, intanto che ritirava ad uno ad uno gli anelli dalle dita sottili, vedeva ripassare nella mente la figurina graziosa della fidanzata e il fidanzato anche, così tenero, co-