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vecchio walzer | 229 |
cia, quelle braccia che erano state uno de’ suoi principali vanti, che vedove ormai di materiali amplessi apparivano pur degne nel loro esiguo candore di stringere ancora il sogno. La cameriera la coperse poi con un leggero accappatoio e destramente, acconciandole il capo per la notte, ridusse a metà l’onda dei ricci.
— La signora marchesa fa il massaggio ora?
— No, no. Va pure a letto. Tutto è pronto nello spogliatoio?
— Ma se vuole che resti alzata....
— No, ti dico. Mi coricherò da sola.
— La bendatura....
— Niente, niente questa sera. Va a letto.
— Le tolgo le scarpe almeno?
Con un lieve moto d’impazienza la marchesa tese prima l’uno poi l’altro de’ suoi piedini che liberati dallo stretto scarpino nero a ricami di giaietto ebbero un guizzo doloroso, in causa di un piccolo callo al mignolo, ma che furono subito messi a posto entro due pianelle foderate di cigno, morbidissime.
— Ed ora va.
La marchesa aveva gran bisogno di rimanere sola per richiamare all’ordine le sue idee